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Un approccio all'allenamento basato sul gioco

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Noi istruttori, davanti al piano di allenamento da preparare, dobbiamo fare delle continue scelte. Il tempo a disposizione in palestra è limitato, vogliamo fare tante cose e rendere l’allenamento il più produttivo possibile.

Non so se è capitato anche a voi: è da un mese che lavorate su un certo aspetto del gioco, i ragazzi eseguono correttamente le esercitazioni proposte, ma quando si gioca la partita è un disastro: non riesce niente, sembra che tutto il tempo impiegato ad allenare solo quell’aspetto del gioco non dia nessun risultato.

Davanti al piano di allenamento da preparare, mi sono chiesto mille volte: come posso massimizzare l’apprendimento delle abilità e il loro ‘transfer’ in un contesto agonistico?

Come sostiene Gaetano Gebbia, ‘non ci sono i “buoni esercizi” ed i “cattivi esercizi”, tutti gli esercizi possono essere utili nel momento in cui se ne conoscono le finalità e si gestiscono in funzione di esse’. Sia gli esercizi ‘chiusi’ che quelli ‘aperti’ (come li definisce ancora Gebbia), sia l’esercizio ‘a secco’ che l’esercizio ‘agonistico’ sono funzionali per raggiungere determinati obiettivi.

Gli esercizi ‘chiusi’ sono indispensabili e funzionali in una prima fase di apprendimento di una nuova abilità. La loro efficacia in questa fase sarebbe confermata anche dalle ricerche scientifiche nel campo del ‘motor learning’. Le stesse ricerche scientifiche sostengono però che, quando si raggiunge un livello sufficiente di abilità, gli esercizi ‘chiusi’ (ossia quelli che allenano senza variazioni il singolo movimento, ad esempio il palleggio) non funzionano più da soli (non massimizzano l’apprendimento nel tempo di allenamento) perché mancano di specificità. I giocatori apprendono il fondamentale al di fuori del contesto di gioco. In questo modo, quello che succede durante la gara è che i giocatori non sono abituati ad usare l’abilità nel conteso specifico della partita. Per questo motivo non riescono più ad eseguire correttamente quell’abilità, oppure addirittura dimenticano di eseguirla. Il risultato finale è la mancanza di ‘transfer’ dall’allenamento alla gara.

Cercando di migliorare i miei allenamenti e renderli più interessanti per i miei ragazzi, ho partecipato ad un clinic che trattava come argomento il ‘decision making’ (come migliorare questa capacità nei giocatori); poi, tra le altre cose, ho guardato un video dell’allenatore americano Brian Mc Cormick, letto un suo libro (21st Century Basketball Practice) ed alcuni articoli del coach americano Trevor Regan postati sul suo sito. Queste brevi esperienze mi hanno spinto a limitare (a circa un terzo) la parte di allenamento ‘a blocchi’ (ossia di istruzione analitica sui singoli argomenti), e ad inserire più esercizi-gioco (come saranno definiti in questo contesto).

Un approccio basato sul gioco consiste nell’uso di esercizi-gioco per allenare determinate abilità o fondamentali, individuali o di squadra. Gli esercizi-gioco cercano di avvicinarsi il più possibile alle situazioni casuali che si incontrano in partita, e di essere specifici quando possibile. Ci dovrebbe essere anche una componente competitiva (agonistica) in cui il giocatore o la squadra giocano contro un avversario, contro un’altra squadra o anche contro se stesso (record personale).

La chiave è modificare il numero di giocatori, i vantaggi, le regole, lo spazio a disposizione per creare la situazione più adatta a modificare le abitudini dei giocatori e migliorare le abilità in situazione di partita.

Come già detto, un approccio basato sul gioco non significa abbandonare gli esercizi analitici e chiusi, ai quali sarà comunque dedicata una parte (mediamente un terzo) dell’allenamento.

L’allenamento basato su esercizi- gioco è meno bello da vedere perché ci sono molti più errori di scelta e di esecuzione sotto pressione, ma sarebbero proprio questi errori (e il feedback che se ne otterrà direttamente dall’esperienza e indirettamente dal coach) a consentire ai giocatori di migliorarsi e a permettere il ‘transfer’ tra l’allenamento e la gara.

Un approccio basato sul gioco non impedisce agli istruttori di avere un controllo dell’allenamento. L’istruzione specifica durante il gioco può avere comunque gradi diversi, largamente usati dagli istruttori:

correzione volante per correggere errore/scelta dei giocatori;

fermare il gioco per far riflettere i giocatori su un aspetto del gioco ritenuto cruciale all’apprendimento;

modificare le regole del gioco in funzione delle difficoltà osservate;

tornare brevemente indietro all’allenamento analitico e all’esercizio chiuso (5/10 minuti), questa volta con una consapevolezza maggiore di quello che si sta facendo, perché i ragazzi saranno in grado di capire il quadro complessivo.

Spero che la presente raccolta di esercizi-gioco (proveniente da diverse fonti) possa aiutare chi, come me, desideri dare una veste più specifica agli allenamenti dei giovani giocatori tra i 12 ed i 15/16 anni.

L’ obiettivo è massimizzare l’apprendimento, il livello di coinvolgimento e divertimento, la comprensione del gioco dei nostri ragazzi. In fondo non è così superficiale affermare che i giovanissimi vengono in palestra per imparare a giocare a pallacanestro, non per imparare a fare gli esercizi.

Alcuni esercizi proposti in questa raccolta fanno parte da anni della routine di ogni allenatore, a conferma che i concetti propri dell’allenamento basato sul gioco non sono affatto nuovi. L’idea è quella di usare il gioco non solo per la verifica dell’apprendimento dei fondamentali, ma come ulteriore strumento giornaliero per il miglioramento individuale.

Gli esercizi-gioco presentati hanno alcuni tratti in comune:

la presenza di attacco e difesa (sebbene in sovrannumero/sottonumero a seconda degli obiettivi);

la forma di una gara e di un punteggio da tenere;

la riproduzione di una situazione di gioco che si avvicina a quella di una gara;

la necessità di ‘leggere’ una situazione, decidere e poi intraprendere l’azione corretta (o una tra le azioni corrette), con particolare enfasi sull’allenamento delle capacità di anticipazione.

Ogni esercizio-gioco presentato, proprio per sua natura, si presta ad una notevole adattabilità alle esigenze del momento; sono sufficienti piccole variazioni alle regole. Sono sicuro che ogni istruttore interessato saprà fare molto meglio di quanto ho fatto io nell’inventare le proprie regole ed i propri esercizi-gioco, al fine di soddisfare le proprie esigenze didattiche.

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