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Il gioco di squadra - L. Mevi

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Descrizione

LINO MEVI - IL GIOCO DI SQUADRA NELLA PALLACANESTRO

Come costruire una squadra: aspetti difensivi, attacchi efficaci e rimesse per superare con estrema semplicità difese a uomo e a zona.

 

Un libro in controtendenza? Una provocazione? Lino Mevi, che del basket ha vissuto tutte le stagioni nel corso di una lunghissima carriera, ci stupisce una volta di più con il suo nuovo volume. Il “gioco di squadra”, quasi un’eresia in tempi di pick and roll dilagante (una pandemia, la definisce Mevi), come se la pallacanestro non fosse, per definizione, proprio un gioco di squadra, nel quale cinque giocatori affrontano cinque avversari, e ciascuno ha (dovrebbe avere) un ruolo e una funzione ben definita e interdipendente a vantaggio del collettivo. E allora ben venga quest’ultima fatica con la quale illustrare la sua filosofia tecnica che uno degli ultimi grandi Maestri di basket ha prodotto per spiegare – come è scritto nel sottotitolo del libro – “come costruire una squadra”. Lino ha fatto crescere generazioni di allenatori. Non ha mai allenato in grandi club, ma ha insegnato la pallacanestro a generazioni di giovani giocatori. Appunto: insegnato. Qualcosa che si è andato perdendo tra alchimie tattiche e schemi copiati dagli allenatori americani che vanno per la maggiore. Non è che Lino escluda l’importanza dello schema, ma fateci caso: il primo degli 83 diagrammi proposti appare solo a pag. 50, il secondo dopo altre quindici pagine. Nelle precedenti solo testo per raccontare, anche con gustosi episodi, e spiegare, anche facendo riferimento alle opinioni di illustri tecnici, i princìpi della difesa e dell’attacco. E non a caso il capitolo iniziale è dedicato proprio al pick and roll, abusata croce e delizia di chi ama questo sport, spesso la più semplice – ma ormai noiosa - via d’uscita verso il canestro. Un metodo corretto ed efficace, peraltro già sperimentato nel suo precedente e ben più ponderoso volume, “Ventotto x Quindici”, povero di diagrammi e disegni perché, come confessa, “Io ‘vedo’ quello che descrivo con le parole, ‘vedo’ difensori o attaccanti eseguire quello che scrivo, ‘vedo’ gli errori che fanno, ‘vedo’ i suggerimenti che devo proporre per evitarli, ‘vedo’ se riescono a metterli in partica oppure no. Quello che scrivo lo ‘vedo’ nitidamente, e non c’è diagramma alcuno migliore di questa visione”. E così aprire questo volume agile e intenso, che ha lo scopo di riproporre all’attenzione (o farne riscoprire l’importanza?) il “Gioco di squadra”, con un lungo racconto è uno stimolo per il lettore a ‘vedere’, ad immaginare cosa c’è oltre le parole: più che una provocazione, è un invito all’approfondimento, all’analisi individuale, alla speculazione costruttiva di un gioco che si studia a tavolino e si concretizza sul campo tenendo presente tutte le possibilità che si possono realizzare. Questo, a mio avviso, è il pregio di un volume destinato naturalmente ai giovani tecnici, con un suggerimento evidente e una sollecitazione palese: fare tesoro delle indicazioni che vengono dalle miriadi di fonti oggi a disposizione, ma operare poi una sintesi personale in base al materiale umano che si ha a disposizione. Ovviamente è un libro tecnico, e nella seconda parte Mevi illustra con chiarezza la sua filosofia, maturata in tantissimi anni (più di settanta!) di panchina, ma soprattutto in tantissimi anni trascorsi in palestra ad insegnare basket. Continua a farlo, anche se dalla scrivania, consegnandoci una nuova perla editoriale, mosso da un’invidiabile esperienza, da un’instancabile volontà di conoscenza, dall’amore per il basket e da un entusiasmo che nemmeno l’età riesce a sopire, con quella “sfrontatezza” (parole sue) che accompagna la determinazione a “compiere un atto creativo”. In fondo, ogni allenatore è, dovrebbe essere, un creativo nel momento in cui analizza l’avversario e le proprie risorse e poi quando sceglie le tattiche che ritiene opportune e quando modifica i suoi piani in base alle vicende della gara. Sono i momenti in cui è necessario ‘guardare’ dentro di sè per ‘vedere’ e ‘creare’ le soluzioni più giuste al di là del cosiddetto piano partita. In fondo, il bello del basket è proprio questo: la necessità in pochi attimi di comprendere cosa, quando e quanto c’è da cambiare. Io credo che la pallacanestro italiana debba ringraziare Lino Mevi per questo nuovo atto di generosità. Da oltre settant’anni la insegna, ha conosciuto i tempi migliori del nostro sport, indubbiamente soffre per l’involuzione dei nostri giorni, si ribella alla omologazione crescente a cui assistiamo, offre una nuova analisi accurata per la migliore gestione della squadra. Con questo libro offre a tutti noi un nuovo fondamentale contributo tecnico ed un prezioso regalo, da studiare e comprendere per ‘vederci’ dentro.

Mario Arceri

 

 

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